Disteso sul traghetto di Caronte, viaggio consapevole verso il mio inferno privato.
Sulla riva i fantasmi del passato, mi chiamano invitandomi in un dolce oblio.
La discesa nell'antro è lenta e tortuosa, le passioni m'invogliano all'abbandono dei sensi, all'indugiare dei vizi.
Il trono del nero signore è vicino, di fronte a me, adorno di oro e sangue infame.
Così attraente, dalla voce amaramente dolce mi seduce verso le sue gambe.
La mano artigliata mi incita, le unghie lascive scostano il velo oscuro che lo coprono.
Stavvi fiero e nudo, dal sesso eretto, mostra il suo volto che, di quel demonio, scopro identico al mio.
Noi siamo demoni di noi stessi.
FOBOS
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